Intervista - Michelangelo Pistoletto
Ieri, giovedì 10 aprile, a L’Aquila si è tenuta RE_PLACE4 Michelangelo Pistoletto. Il Terzo Paradiso – l’ACquila, manifestazione alla sua quarta edizione organizzata dalla redazione del mensile d’arte MU6 e curata da Germana Galli e Antonella Muzi. Quest’anno l’evento, come annunciato nel titolo, ha ospitato il maestro dell’Arte Povera, Pistoletto, che ha animato una tavola rotonda presso l’Auditorium della città assieme al sindaco Massimo Cialente e a Paola Inverardi, Rettrice dell’Università de L’Aquila, dialogando sullla necessità e sulla modalità dell’imminente ricostruzione della città lacerata dal terremoto del 2009. A mantenere le fila del discorso si ergeva l’immagine del Terzo Paradiso, che non è altro che il simbolo dell’infinito arricchito da un’intersezione centrale, creato dall’artista a sostegno della sua poetica dell’interazione e della convivenza di due opposti, nello specifico della sfera naturale e di quella culturale. A detta dell’artista il Terzo Paradiso è “la fusione tra il primo e il secondo paradiso”, dove il primo è “il paradiso in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura. Il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana attraverso un processo che ha raggiunto oggi proporzioni globalizzanti”. Il pensiero di Pistoletto scaturisce dall’osservazione della realtà contemporanea, una realtà che forgia individui “culturalmente prodotti dall’inaccettabile”.
È necessario a questo punto che l’estetica si ricongiunga all’etica per auspicare un impegno che ciascuno di noi deve prendere in carico, che l’arte si riunisca di nuovo alla creatività collettiva, la natura alla cultura, per una cooperazione che faccia valere i suoi effetti nella vita quotidiana. Il segno del Terzo Paradiso è sintesi degli estremi, emblema che ci ricorda che l’arte non è pura istanza utopica, ma può agire nel tessuto sociale e risanare una collettività che ha raggiunto il picco dell’autonomia individuale. Il motto della sua Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, nata a Biella nel 1998, è “ogni prodotto assume una responsabilità sociale, che lo voglia o no”, monito costante a tutti gli artisti capaci di assumere un ruolo attivo in una società che mantiene l’arte sempre ai margini. Ma di questo il Maestro ce ne parlerà di persona, in una breve intervista concessaci negli attimi precedenti l’inizio della performance.
Mi parli del concetto della “trasformazione sociale responsabile”. Come può attuarlo nel modo più attivo e pragmatico possibile? Qual è il suo metodo nella sua Cittadellarte-Fondazione Pistoletto?
Nella Cittadellarte abbiamo posto proprio questa frase davanti agli occhi di tutti, “trasformazione sociale responsabile”, soprattutto davanti ai giovani, giovani che vengono da tutte le parti del mondo per attivarsi non solo in una prospettiva artistica, fine a se stessa, ma in una prospettiva artistica combinata con la società. Quindi l’arte come libertà del pensiero, libertà dell’azione che diventa anche responsabilità nel sociale.
Perché da sola l’arte non può fare molto, ha bisogno di allearsi con la società affinché la società possa riconoscerla come il nuovo motore su cui viaggiare per il futuro. Ciò che è importante è che l’arte diventi motore di trasformazione sociale.
Qual è il ruolo sociale dell’artista? Quale il suo compito? E soprattutto è un compito che può delegare alla gente?
Non è una questione di delegare, ma di portare la capacità di interagire, di assumere libertà e responsabilità così come l’artista lo può fare.
Quindi l’artista diventa in qualche maniera il maestro di questa libertà nuova, che porta le persone ad assumere coscienza e conoscenza e quindi capacità di colloquiare, di incontrarsi, di produrre società.
Ciò è possibile combinando i diversi settori della vita sociale che vanno dalla chimica alla filosofia, dall’educazione alla politica.
Quindi l’artista assurge, un po’, al compito di mediatore di tutte queste scienze….
Di mediatore, stimolatore e indicatore e quindi di produttore di energia; di energia produttiva, un’energia del pensiero che diventa pratica nella vita, ma con responsabilità nuove perché noi viviamo oggi il problema dell’energia fisica ed è l’energia nuova e mentale che può portare alla scoperta di forze alternative e fisiche.
Come mai ha scelto di presenziare all’evento di L’Aquila? Secondo lei è una città che possa simboleggiare una rinascita dopo il declino?
Mi è stato chiesto di partecipare ad un’attività qui a L’Aquila che nasceva dal giornale MU6 il quale mi ha metaforicamente “aperto le pagine” di una storia che possiamo fare insieme anche qui a L’Aquila con gli artisti, con le persone, con tutti quelli che hanno il desiderio di far rinascere questa città. Ma è necessario che non ci siano solo gli aquilani, bensì tutti quelli che in qualche maniera possono contribuire anche da fuori, perché il “fenomeno L’Aquila” non è un circostanza isolata legata al caso del terremoto. Qui c’è stato un terremoto ma in questo momento c’è un terremoto mondiale, viviamo in un passaggio epocale in cui al grande benessere si sta unendo il problema delle grandi crisi nel mondo. Crisi di tipo intellettuale, ma soprattutto di tipo economico e pratico e quindi c’è bisogno di riconsiderare il tutto; così il bisogno di rinascita nutrito dai cittadini de L’Aquila può essere esemplare per il mondo.
Un’ultima domanda riguardo la performance a cui ci accingiamo a partecipare. Perché ha scelto questo mezzo espressivo?
La performance è un modo per partecipare, è un esempio partecipativo, appunto, ed è bello che chi ha capito il segno del Terzo Paradiso possa in qualche maniera entrarci facendo un’azione.
La giornata si è conclusa con lo svolgimento della performance che ha sugellato la necessità della responsabilità della collettività intera, coinvolgendo tutti i partecipanti i quali hanno dipinto sull’acciottolato della piazzetta del parco dinanzi l’Auditorium un gigantesco simbolo del Terzo Paradiso sotto gli occhi stupefatti dell’artista e Maestro Pistoletto.