#1 - Leonor Fini - Femme assise sur un homme nu

Leonor Fini, Femme assise sur un homme nu (1942), olio su tela - collezione privata © Leonor Fini Estate, Paris

Questo scritto è parte del progetto "Viridiana", rubrica dedicata alla divulgazione della poetica di artiste contemporanee attraverso il racconto e la lettura di un trittico di opere.

Non volle aderire al circolo degli artisti surrealisti perché lo considerava un ambiente misogino che vedeva la donna come il principale oggetto sessuale dell’universo psichico maschile, palesando in quadri e oli su tela questi desideri incarnati.
Leonor entrò in contatto con diversi uomini che stimò e che influenzarono la sua ricerca artistica: Arturo Nathan da cui riprese le atmosfere sospese dense di mistero; Achille Funi di cui si invaghì e che le lasciò l’amore per le forme classiche e rinascimentali; Jean Genet che fece innamorare e che scrisse sulla sua arte le più belle pagine di critica; Max Ernst che amò per un breve periodo e che la promosse presso la collezione di Peggy Guggenheim. Fini visse parte della sua vita con due uomini di cui scrisse:

Leonor Fini realizza quest’opera nel 1942, quando le donne di molti paesi europei non avevano ancora conquistato il diritto di voto. È stato così per Italia e Francia, nazioni che Leonor ha frequentato, entrando in contatto con i più grandi artisti e letterati del secolo.
A quell’epoca il ruolo della donna era ben strutturato all’interno di dinamiche familiari e sociali ancora mortificanti, ma lei, donna libera e dalle mille sfaccettature, si ritaglia una posizione ben precisa nella vita e nell’arte.

Da quando avevo 18 anni, ho preferito stare in una sorta di comunità: una grande casa con il mio atelier e gli animali, i gatti e gli amici e con un uomo che era più o meno un amante e un altro che era più o meno un amico. E ha sempre funzionato.

L’amore per gli uomini per Leonor è stato un impulso alla ricerca e reciproco nutrimento creativo tanto da far sfumare la necessaria suddivisione tra i sessi che domina la psiche di uomini e donne.

Io sono a favore di un mondo di sessi non differenziati

Dice Leonor, tanto più che l’energia creativa viene dall’interazione di due soggetti - a prescindere dal sesso - che diventano lo slancio dell’Eros nel loro avvicinarsi e allontanarsi, in quella “vicina” distanza mai colmabile tra i due.

Nel quadro che vi propongo, la nudità dell’uomo, abbandonato nella posa di una Venere dormiente, è celata dall’ampia gonna gialla della ragazza che siede su di lui.
L’orizzonte è basso e il paesaggio montano sullo sfondo è sfumato come Leonardo da Vinci ha insegnato con la sua prospettiva aerea.
La visione si dissolve se guardiamo lontano, ma la donna dalla folta capigliatura guarda altrove: non guarda noi né guarda l’uomo, rivolge lo sguardo fuori campo assorta nei suoi pensieri.

L’uomo è morto? La bellezza non ancora corrotta del suo corpo suggerisce di no, ma deve essere lì da tanto, poiché la vegetazione gli è cresciuta attorno e si staglia netta sulle sue gambe snelle. La donna non veglia il suo sonno perché non lo guarda, ma vi si appoggia creando una suggestiva commistione fra i due corpi - un’ibridazione che ricorda il Michelangelo della Cappella Sistina tanto per le pose quanto per i corpi che sfiorano l’androginia - quasi a voler confondere le idee, senza paura di contaminarsi con l’altro sesso. Di chi saranno quelle gambe stese in realtà?

In questa posizione - quasi un sovvertimento fisico e psicologico di una Pietà - i due soggetti con le loro peculiarità (maschile e femminile, dormiente e in veglia) accorciano la loro distanza entrando in una dimensione onirica e surreale tanto per lo sguardo della donna - sicuro e introspettivo - tanto per lo sguardo serrato dell’uomo che giace davanti a noi.
Leonor, che ha dedicato tanti dipinti a uomini sospesi tra il mondo del sonno e della morte, dirà:

L’uomo nel mio dipinto dorme perché rifiuta il ruolo di animus del sociale e del costruito e ha rifiutato la responsabilità di lavorare nella società verso questi fini…

Gli uomini con gli occhi chiusi dipinti dalla Fini sono quindi uomini inerti, che non vogliono assoggettare la donna e che non hanno paura di essere dominati - o custoditi - da lei nel momento delicato in cui ci si abbandona al sonno.

È questo il cosmo ideale descritto da Leonor nella sua poetica di artista e donna emancipata, un mondo dove non si ha paura dell’altro, ma dove l’incontro tra un uomo e una donna - tra due esseri che nascono geneticamente e culturalmente differenti - riesca a mettere in questione il ruolo di ciascuno.

Io sono LEONOR FINI
a cura di Tere Arcq e Carlos Martín
Milano, Palazzo Reale
26 febbraio - 22 giugno 2025